mercoledì 1 agosto 2012

Riassunto capitolo 30 Promessi sposi

Riprendendo il viaggio verso il castello dell'Innominato, Agnese, Perpetua e Don Abbondio incontrano subito altre persone che si dirigono a piedi verso la loro stessa destinazione. Mentre le donne se ne compiacciono, pensando di aver scelto un posto sicuro, il religioso si mostra al solito impaurito, temendo che il castello possa facilmente attirare l'attenzione dei Lanzichenecchi. Arrivati alla taverna della malanotte, i tre personaggi scendono dal baroccio per proseguire a piedi. L'Innominato riconosce Don Abbondio e viene loro incontro. Saputo che una delle due donne è la madre di Lucia, l'uomo la accoglie calorosamente e si propone quindi di accompagnarli per il resto della salita. Una volta giunti al castello, Agnese e Perpetua vengono condotte in una stanza del quartiere assegnato alle donne, don Abbondio in una delle camere riservate agli ecclesiastici nel quartiere degli uomini.
I giorni passano senza che accada nulla di straordinario. Gli allarmi sono frequeti ma sempre infondati. All'interno del palazzo, per evitare possibili disordini, quasi invevitabili tra gruppi di persone totalmente diverse tra loro, vengono incaricati gli uomini più autoritari per vigilare sulla situazione. Per ripagare in parte l'ospitalità, Agnese e Perpetua si fanno assegnare dei lavori, ai quali dedicarsi per la maggior parte della giornata. Don Abbondio passa invece le giornate senza fare niente, in compagnia delle sue paure.
Giungono ogni giorno al castello notizie dei saccheggi e dei movimenti compiuti da ogni squadrone dell'esercito. Quando arriva la notizia che  l'ultima ondadata di armati se ne è andata e che quindi anche i cappelletti avevano smesso di presidiare il confine bergamasco, tutti gli ospiti dell'Innominato riprendono le proprie cose e fanno ritorno alle proprie case. Agnese, Perpetua e Don Abbondio sono gli ultimi ad andarsene: il curato teme di poter incontrare in giro ancora qualche Lanzichenecco rimasto indietro. Il giorno della partenza dei tre ospiti, l'Innominato fa trovare loro pronta una carrozza alla taverna della Malanotte e dona ad Agnese un corredo di biancheria ed un'altra somma di denaro. Durante il viaggio di ritorno al paesello, i tre personaggi fanno un'altra tappa alla casa del sarto. Il suo paese non è stato bersaglio della devastazione portata da Lanzichenecchi e l'uomo racconta le notizie ricevute dai quelli circostanti.La loro invece è stata saccheggiata e anche il tesoro che Perpetua aveva nascosto in giardino è stato rubato. Don Abbondio per questo l’accusa di non aver pestato bene la terra dopo averlo sotterrato e Perpetua allora si arrabbia e gli fa notare che lui, oltre a non essere stato d’aiuto in nessun modo era stato anzi d’impiccio. La gente ha rubato anche tovaglie pregiate e altre cose di Don Abbondio, e questi, che ha paura di tutto e di tutti, non si sogna nemmeno di andare a riprendersele, e per questo Perpetua gli da’ del vigliacco. Manzoni, poi descrive la situazione drammatica: peste, morte, carestia, la disperazione di questa gente. In questo periodo, per diversi motivi, non si hanno le cure adeguate per la peste.  Il governo tenta di tacitare la malattia della peste e i suoi effetti, ma purtoppo avanza sempre più provocando continue morti, tra cui Don Ferrante, il marito di Donna Prassede.

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